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PG 54 - Passo Corese

Autore/i della scheda: Costantino Di Sante

Dati sul campo

Comune: Montelibretti

Provincia: Roma

Regione: Lazio

Ubicazione: Borgo Santa Maria - Montelibretti

Tipologia campo: concentramento

Numero convenzionale: 54

Numero di posta militare: 3300

Campo per: sottufficiali – truppa

Giuristizione territoriale: XVII Corpo d’Armata

Scalo ferroviario: Fara Sabina

Sistemazione: attendamento, baraccamento

Capacità: 6000

In funzione: da 08/1942 al 09/1943

Comando/gestione del campo: Colonnello Andrea Porta (Agosto – Settembre 1942);

Cronologia:
Agosto 1942 viene costituito il campo attendato di Passo Corese e arrivano i primi prigionieri
Settembre 1942 n.400 prigionieri sudafricani sono trasferiti a Pietrafitta e Colfiorito
24 ottobre 1942 la costruzione del campo baraccato viene affidata alla “Ditta Casaluce”
Gennaio 1943 n.700 prigionieri sudafricani sono inviati in Sardegna a lavorare presso il distaccamento di Bacu Abis
27 marzo 1943 4 prigionieri inglesi riescono ad evadere
11 maggio 1943 viene ucciso il caporale inglese Charles William Bowman

Presenza dei prigionieri alleati nel campo di Montelibretti

Data Generali Ufficiali Sottufficiali Truppa TOT
1.9.1942   3 243 2380 2626
30.9.1942   5 249 2373 2627
31.10.1942   4 342 3546 3892
30.11.1942   4 334 3408 3746
31.12.1942   4 364 3432 3800
31.1.1943   4 388 3675 4067
28.2.1943   4 357 3427 3788
31.3.1943   4 396 3754 4154
30.4.1943   3 381 3308 3692
31.5.1943   3 392 3122 3517
30.6.1943   4 376 2782 3162
31.7.1943         3090
31.8.1943 1 6 512[1] 2585 3103
[1] Di cui 20 sottufficiali americani.

Storia del campo

In alcune testimonianze e in rari casi anche nella documentazione ufficiale, il campo di Passo Corese viene identificato con il nome del comune di Fara Sabina (RI) di cui era una frazione. In realtà all’epoca il campo n. 54 fu costruito in un terreno a 4 chilometri da Passo Corese in una zona denominata “tenuta Montemmaggiore” che nel dopoguerra diventerà la Borgata Santa Maria il cui territorio ricadeva nel comune di Montelibretti in provincia di Roma.
La sua istituzione come campo attendato avvenne nell’estate del 1942. Il primo gruppo di circa 1.700 prigionieri britannici, mentre la struttura era ancora in fase di costituzione, arrivò nella seconda metà di agosto. Un altro gruppo di altri 1.000 uomini vi fu trasferito verso la fine dello stesso mese. Tra questi primi contingenti il numero maggiore era rappresentato da prigionieri sudafricani.
In questo periodo il campo era composto da due sezioni ognuna di 150 x 150 metri con 31 tende ciascuna, divise da un doppio reticolato di filo spinato e da un orto coltivato dai prigionieri. La capacità stimata complessiva era di 4.000 posti. Una terza sezione baraccata, per altri 2.000 posti, era in costruzione e appena sarebbe stata pronta avrebbe accolto i prigionieri alloggiati nelle tende. Nonostante la sistemazione fosse temporanea, i delegati della Croce Rossa che lo visitarono nel settembre 1942 ritennero il campo ben costruito. In questo primo periodo la lamentela più forte da parte dei prigionieri, visto che molti avevano indosso le divise ormai logore con le quali erano stati catturati, fu quella della mancanza di un abbigliamento adeguato per poter affrontare l’inverno.
Il 24 ottobre successivo i lavori di costruzione delle baracche in legno ed eternit e la sistemazione del campo furono appaltati alla “Ditta Casaluce Angelo” di Roma. A quest’impresa furono ceduti anche duemila prigionieri che gradualmente, per evitare che entrassero in contatto con i lavoratori civili, potevano impiegare nel cantiere.
A dicembre la trasformazione di Passo Corese in un campo baraccato, dove poter spostare i prigionieri ancora nelle tende, non era stata ancora ultimata. Nemmeno i canali di scolo erano stati sistemati e, seppure le tende all’interno risultavano ancora asciutte, le piogge avevano reso il terreno fangoso limitando l’accesso a diverse aree del campo. A quella data continuarono ad essere riscontrate numerose carenze nei servizi, sia per la mancava d’acqua e sia per le latrine che erano insufficienti e mal realizzate. Inoltre, con l’arrivo di altri prigionieri, il campo risultava sovraffollato e con gli spazi e gli arredi destinati ai prigionieri insufficienti. Nei mesi seguenti le precarie condizioni in cui furono costretti a vivere i prigionieri di Passo Corese furono ulteriormente aggravate anche da una cattiva alimentazione che fece riscontrare alla direzione di sanità militare la presenza di “una particolare forma edemigena”. Queste gravi carenze, nonostante si procedesse alla costruzione delle baracche, in gran parte rimasero per tutto il periodo di funzionamento del campo.
Passo Corese fu utilizzato dalle autorità militari anche per reperire mano d’opera da inviare in altri luoghi. Nel settembre 1942 due nuclei, composti da 200 prigionieri sudafricani ciascuno, furono destinati ai campi umbri di Pissignano e Colfiorito. A gennaio, in seguito alla richiesta dell’Azienda Carboni Italiani, 700 prigionieri sudafricani furono mandati in Sardegna a lavorare presso il distaccamento di Bacu Abis, mentre il mese successivo altri 250, sempre sudafricani, furono richiesti per un distaccamento da costituire a Sesto San Giovanni (MI). Nel febbraio del 1943, mentre parte dei soldati lavora sia all’edificazione delle baracche sia in agricoltura nelle vicinanze, risultava che almeno 900 prigionieri erano stati inviati in altre strutture. A maggio, altri 50 furono destinati al campo di Morgagno (PG) e 170 a quello di lavoro di Avio.
Altri piccoli distaccamenti di lavoro erano invece direttamente dipendenti da Passo Corese. Durante l’estate alcuni nuclei di prigionieri mandati a svolgere dei lavori edili nello spoletino, altri a Collescipoli (Terni) a disposizione della società ing. Droghetti e Masotti e presso la borgata del Rota Castello (RM) a disposizione dell'amministrazione Orfeo Pasticci.
A marzo il numero degli internati sale a 4.154 (2.328 inglesi, 1.810 sudafricani bianchi, 5 sudafricani di colore, 1 australiano, 8 neozelandesi, 1 cipriota, 1 mediorientale). Il 27 dello stesso mese, quattro prigionieri inglesi (Horace Fosser, John Cairns, Edmond Milnes, Newej Maurice) riescono ad evadere dal campo. Pochi giorni dopo, grazie anche all’aiuto di alcuni contadini, saranno ripresi nei pressi di Roma nella località Vannino di Ponte Mammolo.
In seguito a questa fuga l’Ufficio prigionieri di guerra dispose che fosse aumentata la vigilanza e che il campo venisse recintato da una terza siepe da aggiungere alle due già esistenti.
L'11 maggio 1943, viene ucciso il prigioniero inglese caporale Charles William Bowman, le fonti ufficiali italiane dicono per un colpo di fucile partito “inavvertitamente” al soldato di sentinella Giuseppe Danna.
Dopo l’8 settembre 1943, quasi tutti i prigionieri riuscirono a sfuggire alla cattura da parte dei tedeschi. Questo avvenne, oltre all’aiuto che fu dato loro dalla popolazione locale, anche grazie al comandante del campo e al suo vice che personalmente li condussero a trovare dei luoghi sicuri dove potersi nascondere.
Alla fine del conflitto parte del campo fu smantellato e nelle baracche ancora rimaste si insediarono delle famiglie di sfollati che pian piano le trasformarono in delle case. Negli anni cinquanta divenne quella che oggi è conosciuta come Borgata Santa Maria.

Fonti archivistiche

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