Autore/i della scheda: Costantino Di Sante
Dati sul campo
Comune: Grumello del Piano
Provincia: Bergamo
Regione: Lombardia
Ubicazione: Grumellina Lallio - Grumello del Piano
Tipologia campo: concentramento
Numero convenzionale: 62
Numero di posta militare: 3200
Campo per: sottufficiali – truppa
Giuristizione territoriale: Difesa Territoriale di Milano
Scalo ferroviario: Bergamo
Sistemazione: accantonamento
Capacità: 3000
In funzione: da 08/1941 al 09/1943
Comando/gestione del campo: Tenente Colonnello Francesco Turco
Cronologia:
5 maggio 1941 il campo viene aperto per l’internamento dei prigionieri jugoslavi
Febbraio 1943 arrivo del primo consistente gruppo di prigionieri britannici.
Maggio 1943 il numero dei prigionieri britannici supera le 1.600 unità.
Estate 1943 quasi tutti i prigionieri sono assegnati ai distaccamenti di lavoro.
16 giugno 1943 il comandante del campo uccide il prigioniero cipriota Lambros Christofi nel distaccamento di Orio al Serio.
Presenza dei prigionieri alleati nel campo di Grumello del Piano
Data | Generali | Ufficiali | Sottufficiali | Truppa | TOT |
30.9.1942 | 2 | 2 | |||
31.10.1942 | 2 | 2 | |||
30.11.1942 | 2 | 2 | |||
31.12.1942 | 2 | 2 | |||
31.1.1943 | 4 | 4 | |||
28.2.1943 | 34 | 218 | 252 | ||
31.3.1943 | 7 | 246 | 253 | ||
30.4.1943 | 7 | 743 | 750 | ||
31.5.1943 | 19 | 1604 | 1623 | ||
30.6.1943 | 20 | 1631 | 1651 | ||
31.8.1943 | 15 | 1651 | 1666 |
Storia del campo
Il campo di Grumello del Piano fu istituito a pochi chilometri a sud di Bergamo riutilizzando gli edifici di un ex bottonificio-linificio e quelli dismessi di una centrale elettrica a carbone. Il primo stabile si trovava nella località del comune di Grumellina del Piano conosciuta, per una vecchia cascina che si trovava nella zona, come la “Grumellina”, mentre il secondo si trovava nel vicino comune di Lallio. Per questo motivo all’inizio il campo era stato segnalato come Grumellina Lallio. Non esistendo un comune con questa denominazione lo Stato Maggiore dell’Esercito dispose che fosse indicato come campo n. 62 di Grumello del Piano.
Dopo una serie di lavori il campo fu diviso in due settori recintati con doppio reticolato e con delle postazioni fisse in garitta ed in altana. Una parte dell’edifico dell’ex bottonificio fu riservato per alloggiare il comando e il corpo di guardia.
Il 5 maggio 1941 il campo fu ufficialmente aperto e nelle settimane successive arrivarono i primi prigionieri jugoslavi e anche alcuni civili rastrellati durante le operazioni nei Balcani. A partire dalla primavera del 1942 diversi prigionieri iniziarono ad essere inviati a lavorare in agricoltura nelle cascine della zona. Prima del febbraio 1943 solo 4 prigionieri inglesi vi erano stati internati mentre si registrava la presenza di: 1.380 jugoslavi, 877 greci e 528 francesi degollisti. Durante quel mese vi furono trasferiti altri 252 prigionieri britannici (165 inglesi, 85 sudafricani bianchi, 2 mediorientali). Dopo l’arrivo di circa un migliaio di prigionieri dal campo n. 70 di Monteurano (FM), il loro numero aumenta considerevolmente fino ad arrivare ad oltre 1.623 alla fine di maggio. In quel periodo dal campo 62 dipendono 4.874 prigionieri, si trattava di 662 britannici, 586 sudafricani, 374 ciprioti un mediorientale e 623 francesi e, in settori distinti, 1649 jugoslavi e 980 greci. I prigionieri alleati, come gran parte di quelli di altre nazionalità, erano là solo in transito, diretti ai distaccamenti di lavoro. Erano tutti impiegati in agricoltura, fatta eccezione per una cinquantina che lavorava in una fabbrica di materiali ferrosi (probabilmente, la Flack di Sesto San Giovanni).
Nel frattempo Grumello del Piano era diventato il campo base che amministrava più distaccamenti di lavoro, ben 65 e, ad agosto, il numero dei prigionieri che gestiva aumentarono a 6.760 unità di cui: 1.666 britannici, 3.217 jugoslavi, 1.253 greci e 606 francesi degollisti.
In questo periodo, quasi tutti i britannici, come del resto gran parte degli altri prigionieri di diverse nazionalità, erano stati assegnati a 25 distaccamenti. Di questi conosciamo i dati completi di solo due località: il 15 aprile 1943, 50 sudafricani furono inviati al Calzaturificio militare Martegani di Tradate (VA); il 16 aprile 1943, 50 sudafricani furono inviati all’Azienda agricola Piantanica (Cascina Colombara) di Solbiate Olona (VA). Per gli altri distaccamenti, dove è segnalata la presenza dei prigionieri britannici, abbiamo solo dei dati parziali: 62/VI Varese Grumello del Piano (BG); 62/XXIX Vernate (MI) con 55 prigionieri; 62/LI Plemo, fraz. di Esine (BS) con 297 prigionieri. Di altri conosciamo solo quanti erano i prigionieri e il numero distintivo: 63 al XXII; 67 al XXIII; 50 al XXIV; 41 al XXVI; 48 al XXVIII; 55 al XXIX; 45 al XXX; 41 al XXXI; 47 al XXXII; 50 al XLI; 50 al XLIV; 39 al XLV; 49 al XLVI; 50 al XLVII; 50 al XLVIII; 47 al XLIX; 38 al L; 297 al LI e 135 al LV.
Il numero dei prigionieri, come la cifra in numeri romani che contrassegnava il distaccamento, era possibile che variasse nel giro di pochi giorni. I motivi potevano essere diversi: era stato concluso il lavoro, i prigionieri venivano spostati in altre località oppure perché infortunati o ammalati. Non mancarono anche i prigionieri che si rifiutavano di lavorare e quelli che decidevano di scioperare per il lavoro troppo gravoso o perché non ricevevano un adeguato trattamento. Come accadde a metà del giugno 1943 quando i 50 sudafricani che lavoravano nel distaccamento del calzaturificio Martegani di Tradate decisero di scioperare. Secondo alcune fonti perché non venivano distribuite le sigarette e per altre mancanze da parte della gestione della fabbrica, secondo alcune testimonianze dei prigionieri perché non volevano produrre delle scarpe militari per evitare di “aiutare il nemico”. Lo sciopero durò cinque ore e si concluse dopo l’intervento di un ufficiale superiore del campo di Grumello del Piano, al quale i prigionieri appartenevano. L’“istigatore” della protesta, il caporale William Hobson, fu messo ai ferri. Alcuni di loro vennero ammanettati e incatenati, minacciati con una pistola da un ufficiale e malmenati. Anche alcuni prigionieri di Grumello del Piano, nella primavera di quell’anno, rifiutarono di lavorare per un’industria che produceva per il settore bellico, la Falck di Sesto San Giovanni. Furono condannati a 37 giorni di prigione da trascorrere nell’angusta cella del campo, con poco da mangiare e nessuna attrezzatura sanitaria a disposizione.
Un altro sciopero di massa avvenne nell’estate del 1943 quando i prigionieri ciprioti si rifiutarono di iniziare il lavoro e furono denunciati per ammutinamento. Altre proteste si verificarono in altri distaccamenti anche a causa delle razioni di cibo insufficienti che venivano distribuite e per le condizioni nelle quali erano costretti a lavorare. Condizioni che nel campo base di Grummello del Piano furono descritte come pessime, soprattutto dal punto di vista igienico e sanitario. Non a caso vi persero la vita almeno dieci prigionieri jugoslavi per le malattie contratte e per malnutrizione.
Il 16 luglio 1943 al distaccamento dell’aeroporto di Orio al Serio, il prigioniero cipriota Lambros Christofi sarebbe stato ucciso dal comandante, il colonnello Francesco Turco, proprio perché come altri rifiutava di svolgere lavoro di tipo bellico a favore del detentore. Nel dopoguerra il colonnelo Turco fu processato, non solo per l’omicidio di Chistofi ma anche per i maltrattamenti subiti dai prigionieri al campo di Grumello del Piano. Nell’aprile del 1946 fu condannato alla pena capitale, anche se poi fu immediatamente tramutata a 15 anni di prigione.
Il giorno dopo l’8 settembre 1943 le guardie di Grumello del Piano e quelle dei suoi distaccamenti permisero ai prigionieri di fuggire anche se gran parte di essi, che non riuscirono a trovare aiuto dalla gente del posto o ad attraversare il confine con la Svizzera, furono ripresi dai tedeschi nei giorni successivi.
Il campo rimase sguarnito per due giorni e fu saccheggiato dalla popolazione locale e dai prigionieri in fuga. Nei mesi successivi il campo di Grumello fu utilizzato per concentrarvi prigionieri italiani, serbi, greci e qualche decina di alleati, in attesa del trasferimento nel Reich e per essere utilizzati per il lavoro coatto in alcuni distaccamenti di lavoro della zona.
Nell’adiacenza dell’area dove sorgeva il campo, il 25 aprile del 2008 è stata inaugurata una targa che lo ricorda.
Fonti archivistiche
- Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione Generale Pubblica Sicurezza, A5G, II GM, bb. 116, 117, Verbali e Notiziari della Commissione Interministeriale per i Prigionieri di Guerra
- Archivio Centrale dello Stato, Onorcaduti b. 1
- Archivio Ufficio Storico Stato Maggiore dell’Esercito, L10, b. 32
- Archivio Ufficio Storico Stato Maggiore dell’Esercito, N1-11, bb. 740, 1243
- The National Archives, TS 26/95
- The National Archives, WO 224/125
- The National Archives, WO 224/148
- The National Archives, WO 310/16
- The National Archives, WO 311/307
- The National Archives, WO 311/324
- The National Archives, WO 311/332
- The National Archives, WO 311/337
- The National Archives, WO 311/649
- The National Archives, WO 361/1896
Bibliografia
- Absalom R., A Strange Alliance. Aspects of escape and survival in Italy 1943-45, Firenze, Olschki, 1991 trad. it. L’alleanza inattesa. Mondo contadino e prigionieri alleati in fuga in Italia (1943-1945), Bologna, Pendagron, 2011
- Gelfi M., Marcadelli G., Scanzi A., Sonzogni F., The tower of silence. Storie di un campo di prigionia. Bergamo 1941 - 1945, Begamo, Sestante edizioni, 2010
- Insolvibile I., I prigionieri alleati in Italia 1940-1943, tesi di dottorato, Dottorato in "Innovazione e Gestione delle Risorse Pubbliche", curriculum “Scienze Umane, Storiche e della Formazione”, Storia Contemporanea, Università degli Studi del Molise, anno accademico 2019-2020,
- Tenconi M., Prigionieri di guerra in Italia: vicende lombarde 1941-1945, in «Studi e ricerche di storia contemporanea», v. 42, f. 79, 2013 pp. 39-55