Autore/i della scheda: Costantino Di Sante
Ingresso e palazzina comando del campo di concentramento n. 53 Sforzacosta (MC) - Archivio AUSSME, Fototeca 2 Guerra Mondiale Italia 507/647
Dati sul campo
Comune: Macerata
Provincia: Macerata
Regione: Marche
Ubicazione: Sforzacosta - Macerata
Tipologia campo: concentramento
Numero convenzionale: 53
Numero di posta militare: 3200
Campo per: sottufficiali – truppa
Giuristizione territoriale: IX Corpo d’Armata
Scalo ferroviario: Urbisaglia-Sforzacosta
Sistemazione: accantonamento-attendamento
Capacità: 8000
In funzione: da 10/1942 al 15/09/1943
Comando/gestione del campo: Colonnello Salvatore Cilotti (ottobre 1942-luglio 1943) – Colonnello Massimiliano Capurso (gennaio– luglio 1943) Colonnello Enrico Getragnani (Luglio - settembre 1943)
Cronologia:
Luglio 1942 iniziano i lavori di adeguamento dei capannoni del linificio di Sforzacosta in campo per prigionieri di guerra
22 settembre 1942 a causa di un nubifragio non viene più istituto il campo attendato n. 56
Ottobre 1942 apertura del campo
23 febbraio 1943 dal campo di Gravina arrivano 150 prigionieri
24 febbraio 1943 viene ucciso da una sentinella il soldato Arthur Aaron
Luglio 1943 1.750 prigionieri sono trasferiti nel Terzo Reich
Presenza dei prigionieri alleati nel campo di Macerata
Data | Generali | Ufficiali | Sottufficiali | Truppa | TOT |
31.10.1942 | 111 | 1583 | 1694 | ||
30.11.1942 | 8 | 363[1] | 5132 | 5503 | |
31.12.1942 | 8 | 364 | 5133[2] | 5505 | |
31.1.1943 | 8 | 420 | 5951 | 5951 | |
28.2.1943 | 18 | 481 | 6476 | 6875 | |
31.3.1943 | 8 | 516 | 6826 | 7350 | |
30.4.1943 | 7 | 492 | 6587 | 7086 | |
31.5.1943 | 7 | 494 | 3450 | 3951 | |
30.6.1943 | 8 | 659 | 5552 | 6219 | |
31.8.1943 | 11 | 803 | 6623 | 7437 |
Storia del campo
Il campo n. 53 di Sforzacosta nei documenti ufficiali è identificato come Urbisaglia. Di fatto, nel corso del 1942, il campo era stato istituito nella frazione Sforzacosta del comune di Macerata riadattando i capannoni di un linificio in disuso simili a quelli del campo n. 70 di Monteurano. La confusione che si è venuta a creare è dovuta alla coincidenza che contemporaneamente nella stessa località si stavano approntando due campi: il campo n. 53 di Urbisaglia nell’ex linificio e, nell’area attigua, il campo attendato n. 56 di Sforzacosta. Il n. 56 non entrò mai in funzione perché, mentre erano in corso i lavori di sistemazione, il 22 settembre un violento nubifragio causò diversi danni allagando i terreni dove si stavano realizzando gli impianti per poterlo istituire. Per questo motivo lo Stato maggiore del regio esercito decise di far ripiegare le tende e di sospendere la sua attivazione durante i mesi invernali. Solo nell’estate del 1943, per ospitare i prigionieri dei campi dismessi del meridione, nell’area dove doveva sorgere il campo n. 56 le tende furono in parte riallestite. Il nuovo settore non riprese il vecchio nome ma fu incorporato al campo n. 53. Per questi motivi e per la vicinanza alla stazione ferroviaria («Urbisaglia-Bonservizi») il campo di Sforzacosta nella documentazione ufficiale sarà sempre indicato come Urbisaglia.
Secondo i progetti iniziali, probabilmente anche con la parte attendata, una volta ultimato il campo doveva contenere circa 12.000 prigionieri. Anche quando nell’estate del 1943 fu aggiunto il terzo settore attendato la capienza massima stimata fu di circa 8.000 posti. La struttura era circondata da un muro che insieme a sei altane per le sentinelle garantiva la sicurezza del campo. Alle due entrate principali vi erano dei grossi cancelli in ferro battuto che dividevano anche i tre settori e la parte destinata all’alloggio per le truppe italiane. I prigionieri potevano accedere, oltre alla zona adibita agli appelli, in alcune aree comuni per le attività ricreative e ai vicini terreni per le attività sportive.
Venne aperto nell’ottobre del 1942 quando ancora diversi lavori di adeguamento degli impianti e dei fabbricati erano ancora in corso. I dormitori non furono mai sufficientemente riscaldati, mancavano diverse finestre e i pavimenti in cemento tendevano a disfarsi. La ditta che aveva effettuato i lavori aveva utilizzato materiali scadenti, tant’è che vi erano diverse crepe anche sul tetto. La rete fognaria era stata costruita male come l’impianto idrico che non permetteva un flusso d’acqua regolare compromettendo così la possibilità di poter utilizzare le docce. Alcuni di questi problemi strutturali accompagnarono i prigionieri per quasi tutto il periodo di funzionamento del campo. Non a caso quello di Sforzacosta fu ritenuto dagli alleati tra i peggiori campi permanenti italiani.
A causa del freddo, del vestiario inadeguato e delle scarse condizioni igienicosanitarie molti prigionieri si ammalarono e su 52 decessi che furono registrati dal novembre 1942 al maggio 1943 ben 39 furono per polmonite. Altri decessi si ebbero per malnutrizione e per dissenteria. Nella primavera estate del 1943, quando il campo tornò ad essere affollato, le camerate furono infestate da pidocchi, pulci e cimici.
Mentre nel maggio 1943 almeno 3.000 prigionieri sono inviati nei distaccamenti di lavoro e nei campo di lavoro, soprattutto dell’Italia settentrionale, nel luglio seguente da Sforzacosta partono tre scaglioni di prigionieri per la Germania. Sono tutti operai e tecnici specializzati selezionati nei campi di Sulmona, Servigliano, Monturano e nella stessa struttura maceratese che funge da campo di transito. Il primo, con 800 prigionieri parte il 19 luglio, altrettanti sono inviati il giorno dopo e altri 150 il 21 seguente. Secondo alcune fonti parte di essi sarebbero stati deportati perfino in Estonia.
Il campo rimane sottoutilizzato per pochi giorni perché dai campi dismessi di Gravina e Capua e da quello di lavoro di Foggia, arrivano altri prigionieri. Con il loro arrivo la struttura raggiunge la completa occupazione: 7.437 presenze a fine agosto. Molti dei nuovi arrivati sono malati di malaria e rendono ancora più precaria la difficile situazione igienicosanitaria del campo.
Il giorno successivo dell’armistizio una parte dei prigionieri tenta di organizzare la fuga rimuovendo parte del filo spianto ma le guardie lo impediscono. Il 15 settembre, approfittando della diserzione in massa delle guardie alcuni riuscirono a forzare i cancelli disperdendosi nelle campagne. Almeno in 6.000, che erano rimasti nel campo quando fu circondato dai tedeschi sono deportati nei giorni successivi per il Terzo Reich.
Dopo l’occupazione tedesca il campo di Sforzacosta fu trasformato in campo per di internamento civile. Ebrei già internati nei campi e nei comuni della provincia, lavoratori coatti, renitenti alla leva e antifascisti vi furono richiuse per poi essere deportate nei lager nazisti.
Nel marzo 1946, il comandante del campo colonnello Massimiliano Capurso e il soldato Clemente Fantacci fruono condannati rispettivamente a otto e quindici anni di prigione per l’uccisione del prigioniero Arthur Aaron avvenuta il 24 febbraio 1943. Dopo poco la sentenza nei confronti di Capurso fu annullata, e a Fantacci furono condonati sette anni.
Dopo la liberazione la struttura rimase abbandonata e diversi materiali furono asportati dalla popolazione locale. Successivamente parte dei capannoni è stata data ai privati. Ancora oggi gli edifici sono in gran parte utilizzati come rimesse e da alcune officine meccaniche.
Il 30 giugno del 2003 il comune di Macerata ha apposto una targa sul muro di cinta in ricordo degli internati che vi furono internati durante la guerra.
Fonti archivistiche
- Archivio Apostolico Vaticano, IAC, UIV, Sez. Segr., b. 518, f. 29
- Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Aeronautica, Gabinetto, b. 70, Verbali e Notiziari della Commissione Interministeriale per i Prigionieri di Guerra
- Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione Generale Pubblica Sicurezza, A5G, II GM, bb. 116, 117, 118 e 140, Verbali e Notiziari della Commissione Interministeriale per i Prigionieri di Guerra
- Archivio di Stato di Ascoli Piceno, Fondo Comune Prefettura, bb. 38, 70
- Archivio di Stato di Ascoli Piceno, Fondo Questura. Divisione Gabinetto Cat. A13 B, bb. 2, 3
- Archivio Ufficio Storico Stato Maggiore dell’Esercito, DS dello Stato Maggiore Regio Esercito-Ufficio Prigionieri di Guerra, bb. 740, 840, 843, 1130
- Archivio Ufficio Storico Stato Maggiore dell’Esercito, H8, b. 79
- Archivio Ufficio Storico Stato Maggiore dell’Esercito, L10, b. 32
- The National Archives, TS 26/747
- The National Archives, TS 26/753
- The National Archives, TS 26/95
- The National Archives, TS 26/99
- The National Archives, WO 224/120
- The National Archives, WO 224/130
- The National Archives, WO 224/179
- The National Archives, WO 311/1204
- The National Archives, WO 311/319
- The National Archives, WO 344/3/2
- The National Archives, WO 344/9/1
Bibliografia
- Absalom R., A Strange Alliance. Aspects of escape and survival in Italy 1943-45, Firenze, Olschki, 1991 trad. it. L’alleanza inattesa. Mondo contadino e prigionieri alleati in fuga in Italia (1943-1945), Bologna, Pendagron, 2011
- Broadbent G., Behind enemy lines, Bognor Regis, Anchor, 1985
- Cegna A. (a cura di), Balilla Bolognesi diari di un deporttao (25 lgulio 1943 – 26 luglio 1945), Ancona, Affinità elettive, 2004
- Cheetham J. , Italian Interlude. The experiences of a prisoner-of-war in Italy July 1942-June 1944, s.l., s.n., [2000]
- Di Sante C., L’internamento civile e i campi di concentramento nelle Marche, in P. Giovannini (a cura di), "L’8 settembre nelle Marche. Premesse e conseguenze", Ancona, Il Lavoro Editoriale, 2004
- Ellis R., (a cura di M.G. Camilletti) , Al di là della collina. Memorie di un soldato inglese prigioniero nelle Marche, Ancona, Affinità Elettive, 2001
- Harris G., Prisoner of war and fugitive, Hampshire, Gale and Polden Ltd, 1947
- Insolvibile I., I prigionieri alleati in Italia 1940-1943, tesi di dottorato, Dottorato in "Innovazione e Gestione delle Risorse Pubbliche", curriculum “Scienze Umane, Storiche e della Formazione”, Storia Contemporanea, Università degli Studi del Molise, anno accademico 2019-2020,
- Millozzi G. , Prigionieri alleati. Cattura, detenzione e fuga nelle Marche, 1941-1944, Perugia, Uguccione Ranieri di Sorbello Foundation, 2007
- Voigt K., Il rifugio precario. Gli esuli in Italia dal 1933 al 1945, vol. II, Firenze, La Nuova Italia, 1993