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PG 49 - Fontanellato

Autore/i della scheda: Costantino Di Sante e Isabella Insolvibile

Dati sul campo

Comune: Fontanellato

Provincia: Parma

Regione: Emilia-Romagna

Ubicazione: Via IV Novembre 21 – 43012 - Fontanellato

Tipologia campo: concentramento

Numero convenzionale: 49

Numero di posta militare: 3200

Campo per: ufficiali

Giuristizione territoriale: Difesa Territoriale Milano

Scalo ferroviario: Castelguelfo

Sistemazione: accantonamento

Capacità: 500

In funzione: da 03/1943 al 08/09/1943

Comando/gestione del campo: ten. col. Eugenio Vicedomini

Cronologia:
Marzo 1943: apertura del campo
Aprile 1943: il campo accoglie gli ufficiali provenienti dai campi disciolti di Montalbo e Rezzanello
Maggio 1943: il campo risulta funzionare regolarmente
Maggio 1943: tentativo di fuga da parte di un piccolo gruppo di prigionieri, tutti ricatturati
10 settembre 1943: i prigionieri lasciano il campo con il benestare del comando italiano

Presenza dei prigionieri alleati nel campo di Fontanellato

Data Generali Ufficiali Sottufficiali Truppa TOT
31.3.1943 266 9 110 385
30.4.1943 331 9 80 420
31.5.1943 419 1 115 535
30.6.1943 489 1 128 618
31.7.1943 492 129 621
31.8.1943 486 1 128 615

Storia del campo

Il campo di Fontanellato, aperto nella primavera 1943 e destinato a ufficiali e loro ordinanze, viene insediato nei locali dell’orfanotrofio del comune. Si tratta di un edificio di recente costruzione e, dunque, di un buon campo, forse il migliore sul panorama nazionale, e questo anche grazie all’atteggiamento collaborativo e ben disposto del comandante e, in generale, del personale italiano, nei confronti dei prigionieri. Tra questi ultimi, vi sono alcuni dei protagonisti più noti dell’esperienza della cattività alleata in Italia, in ragione delle opere letterarie scritte in merito: Eric Newby, autore di Love and War in the Appennines (Hodder & Stoughton, 1971, edito in Italia da Il Mulino nel 1995 con il titolo Amore e guerra negli Appennini) e, soprattutto, Dan Billany che, con David Dowie, scrive The Cage e, da solo The Trap. Entrambe le opere sono ambientate nella realtà della guerra e della prigionia (nelle intenzioni dei suoi autori, The Cage avrebbe dovuto intitolarsi, emblematicamente, For you the war is over). Il romanzo, chiaramente autobiografico, è importante anche perché, al di là della sua indubbia qualità letteraria, vi si racconta la realtà dell’amore omosessuale nel contesto della cattività militare.
Fuggiti dal campo dopo l’armistizio, i due ufficiali affideranno i quaderni che contengono i due manoscritti ad alcuni contadini del parmense, che a lungo offrono loro protezione e aiuto. La famiglia Meletti invierà in Gran Bretagna i quaderni alla fine della guerra. I due autori, invece, scompariranno sugli Appennini nel tardo autunno del 1944.
A Fontanellato sono detenuti, nel maggio 1943 e probabilmente per poco tempo, due corrispondenti di guerra, l’americano Larry Allen, premio Pulitzer nel 1942 per i suoi reportage di guerra, e il britannico, non meglio identificato, R. Noble. Il campo 49 ospita anche, dopo il trasferimento dal campo 21 di Chieti, un altro prigioniero-scrittore, Michael Gilbert, autore di Death in captivity (Hodder & Stoughton, 1952).
Nel campo si verificano alcuni tentativi di fuga, tutti preparati e approvati dall’Escape Committee interno, e tutti ugualmente coronati da insuccesso, fino alla grande fuga del post-armistizio. Questa avviene il 10 settembre 1943, quando i prigionieri vengono fatti uscire dal campo direttamente dal personale italiano, che in parte li rifornisce anche di vestiario civile e denaro. Il successo di questa ‘liberazione’ – quasi un unicum sul panorama nazionale – si deve alla buona collaborazione instauratasi tra il ten. col. Vicedomini e il parigrado Hugo de Burgh, Senior British Officer del campo. I due hanno approntato il piano di evasione fin dall’agosto precedente. Il comandante italiano verrà poi catturato dai tedeschi e internato a Mauthausen. Anche molti dei suoi uomini finiranno nei lager. Rientrato in Italia alla fine della guerra, Vicedomini morirà presto per le conseguenze delle privazioni subite in prigionia.
Per quanto riguarda i fuggitivi, secondo le informazioni raccolte dalla potenza protettrice due terzi di loro si dirige verso sud per nascondersi sulle colline o cercare di riunirsi alle truppe alleate; il resto si procura abiti borghesi e si dirige verso nord, puntando probabilmente alla Svizzera.
Per il campo di Fontanellato, non si hanno notizie di crimini di guerra o di palesi violazioni della Convenzione di Ginevra a opera dei detentori italiani.
Tornato alle funzioni originarie di orfanotrofio nel dopoguerra, oggi l’edificio ex campo 49 ospita un centro di riabilitazione.

Fonti archivistiche

Bibliografia

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