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Peter Stern

Royal Engineers – British Army

Peter è catturato in Nord Africa. Transita dal PG. 75 di Torre Tresca (Bari), venendo poi trasferito a Chieti presso il PG.21, dove trascorre tutta la sua prigionia.

La sera dell’8 settembre 1943 i soldati apprendono la notizia dell’armistizio alla radio. L’Alto Ufficiale britannico del campo, colonnello Marshall, ordina ai prigionieri di rimanere al loro posto, di «mantenere la calma e la tranquillità»: la routine del campo sarebbe continuata come al solito in attesa dell’arrivo degli alleati. Truppe tedesche vengono però presto avvistate nei pressi della strada che transita davanti alla struttura, mentre nei giorni a seguire, l’11 e il 12 settembre, in seguito alla visita di alcuni ufficiali nemici, la maggior parte delle guardie italiane decide di disertare. Nel campo, racconta Peter, inizia a diffondersi una certa agitazione, con nuove richieste di fuga che, tuttavia, il colonnello Marshall rifiuta con fermezza, minacciando di corte marziale chiunque avesse tentato di evadere.

L’esterno del PG. 21 Chieti disegnato da Peter
Fonte: Peter Stern, Pow in Italy. Monte San Martino Trust Archive: <https://archives.msmtrust.org.uk/pow-index/stern-peter/>

A partire dal 20 settembre, con il definitivo abbandono della parte italiana addetta della sorveglianza, i soldati tedeschi assumono il controllo della struttura. L’Alto Ufficiale parla di nuovo ai prigionieri sostenendo -erroneamente- come i tedeschi non abbiano intenzione di trasferire i militari in Germania. Fuggire diviene ora impossibile, vi riescono solo coloro che hanno scavato delle gallerie, attività in cui è impegnato da tempo lo stesso Peter. A partire dal 24 settembre viene ordinata l’evacuazione del campo, con il trasferimento dei prigionieri presso il PG. 78 di Sulmona, prima tappa verso il definitivo spostamento oltre confine.

L’8 settembre abbiamo smesso di lavorare e abbiamo aspettato due o tre giorni per vedere come si evolveva la situazione. Quando fu evidente che non saremmo stati liberati immediatamente, il lavoro [di realizzazione del tunnel] fu ripreso dai quattordici che erano stati scelti, affinché potesse essere utilizzato come rifugio per un giorno o due. […] Un pomeriggio il Senior British Officer convocò una riunione di tutto il personale che lavorava alle gallerie dando ordine che non fossero usate. Eravamo circa 200 persone. […] Quando alla fine arrivarono i tedeschi e trasferirono tutti a Sulmona, in quarantatré decidemmo di fuggire nascondendoci nei quattro tunnel e contravvenendo ai suoi ordini.

Interno della baracca 3 del PG. 21 Chieti
Fonte: Peter Stern, Pow in Italy. Monte San Martino Trust Archive: <https://archives.msmtrust.org.uk/pow-index/stern-peter/>

Quando giunge la notizia che i tedeschi hanno iniziato lo spostamento dei prigionieri a Sulmona, Peter, che è parte del gruppo che ha lavorato alle gallerie, si cala nel sottosuolo. Vi rimane circa trenta ore, in attesa che il campo si svuoti progressivamente. Alla mezzanotte del terzo giorno, allertati dalla notizia che i tedeschi hanno scoperto il tunnel e provvederanno a murarlo, Peter, Bill, Bob e Badgie decidono di uscire. Riescono a raggiungere l’esterno del campo attraverso una scala che permette loro di risalire il muro di cinta. Sono finalmente liberi. Attraversano a fatica il fiume Pescara e raggiugono l’altra sponda alle tre del mattino del 27 settembre ’43.

Il giorno a seguire percorrono circa venti chilometri a piedi, addentrandosi nell’entroterra collinare. Attraversano Cepagatti (Pescara) e a si dirigono verso Catignano trovando ospitalità presso una fattoria della zona.

Queste brave persone ci hanno offerto un delizioso piatto di maccheroni, spezie e olio, con pane sfornato oggi, che, insieme a una grande quantità di fichi, uva e mele, ci sta nutrendo magnificamente. È un’esperienza molto interessante e mi sta piacendo immensamente. Questa è una fattoria piuttosto piccola, l’uomo, Elio Diodato, ha 10 figli. Sono bambini di bell’aspetto e la moglie è una brava donna. C’è una grande carenza di stoffe, stivali e tutto ciò che non proviene dalla terra locale. Mussolini, i fascisti e i tedeschi sono universalmente odiati da questa gente.

Disegno di uno dei tunne realizzati per la fuga.
Fonte: Peter Stern, Pow in Italy. Monte San Martino Trust Archive: <https://archives.msmtrust.org.uk/pow-index/stern-peter/>

Dopo essersi rimessi in cammino raggiugono il villaggio di Villa Celiera (Pescara), rimangono nell’area per alcuni giorni, sfamati dalle famiglie del posto e alloggiati presso i locali abbandonati di una scuola.

La zona è in quei giorni di passaggio per altri prigionieri provenienti dalle Marche e diretti a sud. Un sergente britannico che giunge da Castel del Monte (L’Aquila), sull’altro versante della montagna, racconta loro come nel paese in cui ha trovato rifugio e che ospitava 25 inglesi, fossero arrivati i tedeschi: era stato proprio grazie alle donne, che non si erano fatte vincere dalla paura, che tutti i militari erano riusciti a mettersi in salvo. Peter si sente al sicuro, sa di poter contare sulla solidarietà delle famiglie del posto.

Il 6 ottobre i quattro militari ricevono un biglietto a firma “Tenente americano”. Vi si legge che un gruppo di americani era stato paracadutato in zona per favorire il ricongiungimento dei prigionieri con le proprie truppe. Il tenente chiede loro di raggiungerlo alle 21 di quella sera.

Sembrava tutto piuttosto sospetto e quando Bill arrivò inviò un messaggio dicendo che ce la saremmo cavata da soli. In tarda serata, però, uno degli uomini dell’americano venne a trovarci e tutto ci sembrò abbastanza credibile. Così Bill partì con lui per andare a trovare l’ ufficiale che si trovava a diversi chilometri  di distanza. Tornò verso le cinque del mattino un po’ dispiaciuto perché aveva trovato l’americano ubriaco e con le idee confuse. Questi, in realtà, ci ha poi messo in contatto con diversi prigionieri che transitavano in zona (circa 40 in 24 ore) e ha fatto in modo che gli americani venissero da noi per organizzare un efficiente sistema di pattugliamento.

La massiccia presenza degli americani che si trasferiscono proprio a Celiera e si dicono pronti a combattere i tedeschi, nel caso in cui questi si presentino in zona, spinge Peter e i suoi compagni ad allontanarsi, non ritenendo più sicura l’area, ormai troppo affollata.

Si incamminano per le montagne, giungendo a Carpineto della Nora (Pescara). Anche questa area è piena di fuggiaschi e molte famiglie, che già se ne fanno carico, non sono disposte ad occuparsi di altri uomini. Riescono, alla fine, a trovare una sistemazione in coppia: Peter e Bob, Badgie e Bill. Peter si affeziona alla famiglia Mosca che lo ospita e che insiste perché si fermi a lungo.

Il 16 ottobre viene a sapere che alcuni paracadutisti comandati da un ufficiale francese sono di stanza a Celiera. Si tratta di un gruppo di militari arrivati in zona nei giorni precedenti con il compito di far convergere 300 prigionieri a Francavilla al Mare (Chieti) per una evacuazione via mare. L’operazione è però fallita, dal momento che l’imbarcazione che avrebbe dovuto metterli in salvo non è giunta come stabilito. I soldati in attesa erano così stati dispersi e si erano messi in cammino verso sud. Il gruppo di paracadutisti aveva invece ripiegato in zona collinare e di lì a poco avrebbe tentato di raggiungere le proprie linee.

Peter e Badgie decidono di unirsi a loro. Lasciano le famiglie che li ospitano e alcuni giorni più tardi partono con il gruppo con l’obiettivo di requisire una piccola barca che li conduca via mare a Termoli, in Molise.

Alle 9 circa siamo partiti da Celiera. Abbiamo affrontato con facilità il percorso, per poi fermarci in una fattoria a otto chilometri a sud di Penne (Pescara). Abbiamo poi lasciato la fattoria tra le 17.30 e le 18.00 e camminato verso la costa fino a mezzanotte, quando ci siamo fermati in un casolare vicino a Città Sant’Angelo. Abbiamo dormito in un fienile, ma il luogo era gelido. Questa mattina, alle 10, siamo ripartiti e abbiamo camminato per circa nove chilometri fino alla fattoria da cui sto scrivendo. Sono qui da mezzogiorno. Ci hanno offerto pane, carne e vino, dopo di che ho dormito profondamente come non mai prima.

All’imbrunire di domenica 24 ottobre, Peter e Badgie, assieme al gruppo di paracadutisti, raggiungono l’imbarcazione, pronta dopo numerosi disguidi, e iniziano il viaggio in mare. Nel corso della traversata il motore a diesel della barca si rompe e sono quindi costretti a procedere con maggiore lentezza navigando a vela. Verso le 15.30 avvistano Termoli, ma sono ancora lontani dalla costa. Vi giungono alle 21, quando incrociano e trasbordano su un Landing Craft Infantry britannico.

Sbarcati sono alloggiati presso il quartier generale alleato. É, tuttavia, deciso che uno dei due sarebbe dovuto tornare indietro per contattare Bill e mettere a punto un piano per portare in salvo più prigionieri via mare. Badgie si offre volontario, mentre Peter, che pur insiste per andare, resta a terra, felice di un incontro inaspettato:

E ora vengo a una delle coincidenze più straordinarie della mia vita. Ieri mattina mentre mi dirigevo verso la riva per recuperare il kit che avevo lasciato in barca, mai avrei pensato di incontrare su un camion per le strade di questa città mio fratello Mick! Per quanto ne sapevo, era da qualche parte tra Il Cairo e Casablanca. Aveva appena scritto a casa per dire che aveva perso la speranza di incontrarmi in questo Paese. Aveva saputo dell’arrivo del nostro gruppo e che uno di loro era un geniere. Era sceso per vedere se poteva avere mie notizie. E poi ci siamo incontrati così!

Il 31 ottobre Peter lascia Termoli con Mick per raggiungere Bari, qui viene identificato dalla Commissione Prigionieri e alloggiato presso il campo di transito di Torre Tresca, da dove, circa diciotto mesi prima, aveva avuto inizio la sua prigionia in Italia: «strana ironia del destino!» Il 6 novembre è in viaggio verso Taranto, da cui ha avvio il suo rimpatrio.

Campi legati a questa storia

Fonti
  • Roger Absalom, A Strange Alliance. Aspects of escape and survival in Italy 1943-45, Firenze, Olschki, 1991 (trad. it., L’alleanza inattesa. Mondo contadino e prigionieri alleati in fuga in Italia 1943-1945, Bologna, Pendagron, 2011).

  • Peter Stern, Pow in Italy. Part of a diary, settembre-novembre 1943, Monte San Martino Trust Archive: <https://archives.msmtrust.org.uk/pow-index/stern-peter/>