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James Hargest

WO 208/3316/1587

James Hargest, Brigadiere del corpo di spedizione neozelandese, viene catturato in Libia, presso l’aerodromo di Sidi Azeiz (oggi abbandonato) il 27 novembre 1941. La sua posizione era stata assaltata dalle forze corazzate di Rommel e Hargest stesso era rimasto ferito nella battaglia. Hargest, in queste condizioni, aveva preso la responsabilità di arrendersi e si era consegnato personalmente a Rommel. Insieme agli altri ufficiali, Hargest viene quindi portato a Bardiyah, dove gli viene offerta la possibilità di poter girare liberamente nel campo tedesco dietro parola. Hargest rifiuta e viene quindi consegnato agli italiani. Questi lo spostano prima a Benghazi e quindi a Messina con un sottomarino. Infine, il Brigadiere arriva a Sulmona (PG 78), dove trascorre i successivi quattro mesi.

Il 12 marzo 1942, insieme ad un gruppetto di altri ufficiali, viene spostato nuovamente, questa volta al PG 12, nel castello di Vincigliata, vicino Firenze.

La detenzione di Hargest si prospettava dunque lunga. Tuttavia, ben presto entra in contatto con altri prigionieri intenzionati ad evadere, i Generali O’Connor e De Wiart, il Maresciallo dell’Aria Boyd ed i Brigadieri Combe e Miles. Inizia così una pianificazione che durerà un anno intero.

Passammo molti mesi a preparare mappe, raccogliere provviste, cucire e tingere vestiti, e conducendo ricognizioni del campo per individuare il modo migliore per fuggire. Alcuni tentativi furono vani e impossibili da realizzare […]. Nell’agosto del 1942, decidemmo di scavare un tunnel dalla cappella del castello aprendo prima una buca di 3 metri [10 piedi] nel porticato della cappella e quindi scavando il tunnel per una decina di metri [30 piedi] al di sotto delle mura del castello, sotto la strada ed i bastioni esterni e riemergendo subito al di sotto dei ripari del muro esterno.
Gli utensili a nostra disposizione erano un coltello da cucina, alcune sbarre di metallo di mezzo pollice affilate sul fuoco della cucina – le usammo principalmente come leve – alcuni secchi da giardinaggio e della corda per portare i secchi in superficie.

Il lavoro procede, mentre la cappella del campo diviene un deposito per la terra estratta dallo scavo. I prigionieri riescono addirittura ad attaccarsi all’impianto elettrico della cappella, portando così alcune lampade elettriche sottoterra. Lo scavo terminerà mesi dopo, a metà marzo 1943.

Sbucammo fuori la sera del 30 marzo 1943 e, alle 21:30 eravamo fuggiti dal castello. O’Connor e De Wiart decisero di marciare fino alla frontiera e ci separammo immediatamente. Non li rividi più [i due saranno ricatturati una settimana dopo]. Noi quattro [invece] camminammo fino a Firenze e prendemmo il treno per Milano via Bologna, separati ma tenendoci d’occhio e incontrandoci di tanto in tanto durante il viaggio. Cambiammo treno a Bologna, dove fummo costretti ad aspettare diverse ore per via del ritardo del treno dovuto al sovraffollamento.

I quattro giungono a Milano nella mattinata del 31 marzo e scoprono che nessun treno è in partenza per la Svizzera prima di mezzogiorno. Di conseguenza, attraversano la città in tram, divisi a coppie, per raggiungere la «stazione nord». I primi a partire sono Boyd e Combe, i quali però vengono catturati durante il tragitto. Miles e Hargest, invece, riescono nel loro intento, e, «dopo aver preso un caffè», prendono un treno diretto a Como, dove arrivano a mezzogiorno. A questo punto, si dirigono verso Chiasso, passando tra i boschi sulle montagne.

Arrivammo alla barriera della frontiera pedinando una pattuglia nell’oscurità, e riuscimmo ad aprirci un varco con delle cesoie. Entrammo così in Svizzera alle 22:30, 25 ore dopo essere fuggiti da Vincigliata.

Presi in carico dalla polizia svizzera, i due ufficiali trascorrono alcuni mesi nel piccolo paese. In seguito, aiutati dalla Resistenza francese, riescono a raggiungere i Pirenei. Miles, tuttavia, in preda alla depressione, si toglie la vita. Rimasto solo, Hargest prosegue attraversando la Spagna e rientra in territorio britannico il 26 novembre 1943, a Gibilterra. Solo tre prigionieri di guerra in tutto (due dei quali sono Miles ed Hargest) riuscirono a fuggire con successo da un campo di prigionia italiano prima dell’8 settembre 1943. Sfortunatamente, Hargest morirà in Normandia, una volta ripreso servizio nell’esercito, il 12 agosto 1944, a 52 anni.

Campi legati a questa storia

Bibliografia/Fonti

TNA WO 208/3316/1587, Brigadier J Hargest, DSO. Service: New Zealand Army, NZEF [New Zealand Expeditionary Force]. Escape from Campo 12, Italy, to Switzerland; subsequent evasion from Switzerland via France to Spain.