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Cyril Kennedy

Petty Office, Royal Navy

Cyril Kennedy, nato il 15 dicembre 1911 e residente a Liverpool, era di professione un nocchiere della Royal Navy. È catturato insieme a tutta l’equipaggio del sottomarino britannico Oswald nelle acque dello stretto di Messina ai primi di agosto del 1940. L’Oswald aveva localizzato un convoglio di navi mercantili ma, quando si era mosso per attaccarli, era stato intercettato dai cacciatorpedinieri di scorta. Poco dopo, viene speronato e affondato dal cacciatorpediniere Ugolino Vivaldi della marina italiana. Dei 56 membri dell’equipaggio, 53 sono catturati e 3 perdono la vita.

Cyril viene dapprima portato a Taranto con i suoi compagni, e poi nel campo di Poveglia (Venezia), situato sull’omonima isola di fronte a Malamocco. Alla fine di ottobre, i prigionieri sono evacuati e Cyril ne approfitta per tentare la fuga. Insieme a due compagni dell’Oswald, il tenente Pope e il fuochista Oaks, e al tenente Waters, dell’aviazione di marina, si nasconde sull’isola, sperando che la loro assenza non venga notata. Tuttavia, i loro carcerieri si accorgono della sparizione e, dopo quattro giorni alla macchia, i fuggiaschi vengono ricatturati. Per punizione, Cyril è relegato trenta giorni in cella nel campo di Sulmona, prima di venire trasferito al PG 102 (Aquila) alla fine di giugno 1942.

Cyril diviene capo di una squadra di lavoro, incaricata della costruzione di una filiale bancaria all’Aquila. Tuttavia, «visto che non c’erano operai esperti all’opera, i risultati furono piuttosto scarsi». L’intraprendente trentunenne è nominato presto Assistant Camp Leader e quindi, dopo l’armistizio, è tra gli ufficiali avvisati dalle autorità italiane, il 10 settembre 1943, del fatto che i tedeschi hanno occupato alcune caserme non lontane dal campo. Per precauzione, viene detto loro, il personale italiano vuole evacuare i prigionieri sulle montagne circostanti. La fuga di massa dal campo avviene quindi in buon ordine ma Cyril non ha intenzione di restare con il gruppo. Mentre la massa dei fuggiaschi risale i pendii, molti gruppi si separano, proseguendo per la propria strada. Uno di questi è costituito da Cyril stesso e due fucilieri della seconda armata, Dodge e Clark. Senza cibo, soldi o abiti civili, la fuga si prospetta difficile. Tutto quello che hanno sono le loro uniformi.

Trovano, però, aiuto nella popolazione civile. Gli italiani barattano le loro uniformi in cambio di abiti civili, forniscono pane «con cui integrare la nostra razione di uva e noci», i fuggiaschi sono ospitati durante le notti, e possono poi proseguire la marcia durante il giorno. La marcia dura 21 giorni e porta il gruppo a costeggiare Benevento e quindi Avellino, dove vengono a conoscenza della posizione delle forze alleate e si dirigono verso Castellammare.

Il 2 ottobre, tra Merigliano e Somma Vesuviana, i tre si imbattono in una pattuglia del 11th Hussars, che stava cercando la strada proprio per Merigliano. Cyril diventa l’interprete tra i soldati e i civili del luogo, fornendo così le indicazioni che questi stavano cercando per raggiungere il paese. Passata così la linea del fronte, Cyril è finalmente libero. Viene portato a Castellammare e quindi a Salerno il 4 ottobre. Quindi a Bougie, dove arriva il 6. Infine, è portato a Gibilterra, passando per Algeri e Marrakech, tornando così sul suolo britannico dopo più di tre anni di prigionia in Italia.

Campi legati a questa storia

Fonti
  • TNA, WO 208/3315/7, Account of escape of D/JX.130287 Petty Officer Kennedy, Cyril, R.N., H.H. Submarine Oswald, 1943.