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John Richardson

(1913-1998)
4th Field Regiment, New Zealand Division

 Nelle prime fasi del conflitto, il capitano Richardson è coinvolto in due importanti evacuazioni di truppe in Grecia (Tempe Pass e Porto Rafti), soffrendo profondamente per la perdita di molti dei suoi uomini.

È catturato in Libia, il 22 novembre 1941, in seguito a un ordine azzardato del suo superiore: il camion di cui è alla guida, spinto oltre le linee nemiche, viene colpito da un carro armato tedesco. John, scaraventato fuori dal mezzo, precipita in un burrone.

La mattina dopo, mentre giacevo sul fondo di questa scarpata con la schiena rotta, vidi dei soldati tedeschi che scendevano verso di me. Fui prelevato e portato davanti alla scarpata da quattro militari. Continuavo a svenire, ma ricordo di aver ripreso conoscenza abbastanza a lungo da sentire il medico tedesco dire in perfetto inglese: “Il comandante ha la schiena rotta. Non durerà più di tre giorni”.

John Richardson nel 1939 (Fonte: J. Richardson, Pop’s POW)

In seguito all’incidente ha perso la memoria, non ricordando nulla di sé, della Nuova Zelanda e dei suoi trascorsi militari.

Su di un camion attraversa per alcuni giorni il deserto giungendo in un ospedale da campo tedesco nei pressi di Derna, dove rimane fino al 16 dicembre. È poi trasferito, a bordo della nave “Aquila”, presso l’Ospedale di Bari, sistemato in una stanza assieme ad altri sei ufficiali, tutti gravemente feriti. La struttura e il personale sanitario sono pessimi. John subisce abusi e violenze. È sporco, coperto di pulci e non riceve alcun trattamento, se non una minaccia di amputazione della gamba senza anestetico a cui si ribella.

Dopo alcuni mesi a Bari, nel marzo 1942, viene trasferito presso l’Ospedale di Parma. È inizialmente rinchiuso in una cella di punizione, colpevole di aver aggredito il medico che a Bari avrebbe voluto amputargli la gamba. Poiché è stato catturato dietro le linee nemiche, gli italiani sospettano inoltre che sia una spia.

In ospedale è avvicinato da un ufficiale tedesco che lo ha riconosciuto: si sono affrontati a capo delle rispettive truppe nel corso della battaglia di Tempe Pass in Grecia. Il racconto di quegli eventi lo aiuta a ritrovare pian piano qualche ricordo.

Rimane presso l’ospedale di Parma per circa sette mesi, godendo di un trattamento migliore rispetto a Bari.

Ciò durò fino al giorno in cui fui interrogato dalla polizia fascista che mi disse che ero davanti alla corte marziale per aver aggredito il colonnello dell’ospedale di Bari (che aveva tentato di amputarmi la gamba senza anestesia). La mia punizione sarebbe stata quella di essere ridotto di rango e mandato in un campo sconosciuto. Ho detto loro che solo il re d’Inghilterra poteva togliermi il mio incarico. Ciò nonostante, pochi giorni dopo, fui portato alla stazione ferroviaria con altri quattro soldati. […] Riuscivo a camminare un po’ con l’aiuto di una stampella.

Il campo di destinazione è il PG.82 di Laterina, dove è informato che, secondo il regolamento, essendo l’ufficiale senior nella struttura avrebbe dovuto gestire l’organizzazione del campo.

Non sembravo di certo un ufficiale, con un braccio paralizzato, la faccia sfigurata, la gamba e il ginocchio destra ed entrambe le mani fuori uso. Inoltre non avevo distintivi di grado né cappello né stivali e la mia camicia e i miei pantaloni erano vecchi e macchiati di sangue.

John ricorda come ci fossero  centinaia di uomini, molti dei quali giacevano a terra disperati e demoralizzati, bisognosi di aiuto e organizzazione: «Ho ordinato agli uomini a terra di alzarsi, cosa che ha ricevuto risposte ingiuriose. Erano abituati a obbedire agli ufficiali vestiti con uniformi adeguate.» Il primo passo è quello di suddividere l’intero campo, circa 3000 uomini per reggimento, in lotti da 100, e poi in sotto-unità da 25, con soldati a capo di ciascuna unità che riferivano a me.

Si adopera per migliorare le condizioni di vita dei militari nel campo riuscendo a far si che vengano distribuite migliori razioni di cibo e coperte; lui stesso dorme all’esterno con i suoi uomini; sono inoltre messi in campo azioni per migliorare le condizioni igieniche e combattere la diffusione di malattie come la dissenteria e il tifo.

John riesce inoltre a ottenere di poter uscire occasionalmente dal campo in compagnia del suo interprete per recarsi nel vicino villaggio di Laterina. È in una di queste occasioni che viene avvicinato da alcuni esponenti del movimento resistenziale, tramite i quali  prende contatti con la Croce Rossa riuscendo finalmente  a far arrivare al campo i pacchi.

Il campo è ora ben organizzato. Ogni giorno c’è qualche lavoro che tiene occupati gli uomini: macinare le ghiande tra le pietre, costruire manici per le bacinelle per il  lavaggio, il cibo e il combustibile. Abbiamo anche organizzato un servizio di taglio di capelli.
Gli italiani iniziano a rendersi conto che siamo esseri umani e a svolgere il loro lavoro in modo meno rigido.

 

Nel mese di dicembre ’42 viene a sapere che sarà presto trasferito, questa volta presso il PG.47 di Modena[1].

Fui messo in una grande caserma piena di sudafricani. Mi sono sentito tradito e molto solo. La prima cosa che ho fatto è stata sedermi e piangere. Soffrivo di stanchezza nervosa e fisica dovuta ai mesi trascorsi di notte all’esterno presso il PG.82. La mia solitudine fu di breve durata poiché quel pomeriggio 200 ufficiali neozelandesi arrivarono al campo. Riconobbi il maggiore Harry Bliss che aveva combattuto al mio fianco a Tempe Pass. Il ricordo di quel periodo mi stava tornando in mente.

John è fortemente debilitato, pesa solo cinquanta chili e ottiene il permesso di stare a letto nei giorni più freddi. Alla fine di marzo 1943, viene contattato da un colonnello della Croce Rossa di Ginevra che lo informa che lo sta cercando da mesi. Gli chiede di raccogliere tutte le sue cose e lo presenta a un soldato della King Police Force, che ha il compito di portarlo in Turchia.

In compagnia della sua guida attraversa l’Italia raggiungendo Bari. In attesa della nave con cui lascerà l’Italia viene ricoverato presso l’Ospedale di Altamura:

Praticamente non c’erano servizi igienici, i servizi igienico-sanitari erano i peggiori possibili e non c’erano quasi letti. Le strutture mediche erano inesistenti. La struttura si trovava all’interno di una zona definita “militare” e la Croce Rossa non era ammessa. Successivamente denunciammo la situazione di Altamura alla commissione per i crimini di guerra.

 

Nelle settimane a seguire è imbarcato su una nave inglese e inviato in Egitto, fa seguito il rimpatrio nel maggio 1943

Quando arrivai a Wellington (maggio 1943), pesavo meno di 50 chili. Ho raggiunto in treno prima l’ospedale di Auckland e poi il centro di riabilitazione di Rotorua. La mia memoria era ancora lacunosa riguardo a gran parte dei miei primi anni di vita.

 

Bibliografia/Fonti

J. Richardson & B. Christianos, Pop’ POW Stories, Createspace Independent Publishing Platform, 2018.

Campo PG. 82 Laterina -Testimonies – <https://powcamp82laterina.weebly.com/testimonies.html>

 


Note:

[1] Le notizie a riguardo sono confuse. Come scrive la figlia, curatrice delle memorie, John era parte dell’Intelligence Unit H-Force con cui aveva svolto missioni segrete in vari paesi. Il suo trasferimento dal campo di Laterina a quello di Modena era stato voluto proprio dall’organizzazione, per ragioni che John stesso non aveva mai compreso.