Autore/i della scheda: Isabella Insolvibile
Dati sul campo
Comune: Torviscosa
Provincia: Udine
Regione: Friuli-Venezia Giulia
Ubicazione: Villaggio Roma - Torviscosa
Tipologia campo: lavoro
Numero convenzionale: 107
Numero di posta militare: 3200
Campo per: truppa
Giuristizione territoriale: XXIII Corpo d’Armata
Scalo ferroviario: Torviscosa
Sistemazione: baraccamento
Capacità: 2000
In funzione: da 09/1942 al 08/09/1943
Comando/gestione del campo: Col. Gustavo De Dominicis (9-11.1942); Col. Nunzio Nicita (12.1942-6.1943); Col. Rinaldo Rosichelli (agosto-8 settembre 1943)
Cronologia:
Settembre 1942: i prigionieri alleati sono assegnati al campo di lavoro di Torviscosa e, successivamente, ai suoi distaccamenti.
Maggio 1943: fuga di quattro prigionieri.
8 settembre 1943: fuga della gran parte dei prigionieri dal campo e dai distaccamenti.
Presenza dei prigionieri alleati nel campo di Torviscosa
Data | Generali | Ufficiali | Sottufficiali | Truppa | TOT |
30.9.1942 | 9 | 491 | 500 | ||
31.10.1942 | 11 | 989 | 1000 | ||
30.11.1942 | 11 | 989 | 1000 | ||
31.12.1942 | 11 | 989 | 1000 | ||
31.1.1943 | 11 | 989 | 1000 | ||
28.2.1943 | 11 | 989 | 1000 | ||
31.3.1943 | 11 | 989 | 1000 | ||
30.4.1943 | 10 | 989 | 999 | ||
31.5.1943 | 11 | 1319 | 1330 | ||
30.6.1943 | 9 | 1371 | 1380 | ||
31.8.1943 | 9 | 1371 | 1380 |
Storia del campo
Il campo di Torviscosa, n. 107, è un grande campo di lavoro, che nasce nell’omonima città “aziendale” istituita nel 1938 per rispondere alle esigenze di manodopera della SAICI-SNIA Viscosa. Il campo 107 il primo sito, dopo quello di Cinecittà, a essere destinato a prigionieri alleati addetti al lavoro, in particolare alle attività agricole della SNIA, che ha direttamente richiesto l’istituzione del campo, avendo bisogno di sostituire la manodopera maschile italiana richiamata al fronte. I prigionieri, provenienti da altri campi, come Pian di Coreglia e Grupignano, sono impiegati in lavori di bonifica e drenaggio, nella costruzione di strade nei pressi dell’area detentiva e, soprattutto, nelle piantagioni la cui produzione è destinata alla fabbricazione di cellulosa. Al campo di lavoro fanno capo, nel 1943, alcuni distaccamenti di lavoro situati a Prati Nuovi, Valle Tagli, Torre di Fine, La Salute di Livenza.
Il campo di Torviscosa sorge in un’ampia pianura, dal clima buono ma freddo e nebbioso. I suoi 37.000 metri quadrati sono divisi in due sezioni separate da filo spinato, ognuna delle quali ospita quattro baracche grandi e una piccola collocate a ferro di cavallo. Vi sono poi, in caseggiati distinti, le latrine e le docce, le mense, le cucine, l’infermeria con i locali per l’isolamento, lo spaccio e i laboratori del barbiere, del calzolaio e del sarto. Le baracche sono edificate in mattoni e cemento, con i tetti in eternit; risultano adeguatamente illuminate, ma non altrettanto riscaldate, nonostante le ricorrenti promesse dei detentori. La razione alimentare è quella prevista per prigionieri impiegati in lavori, quindi con 400 grammi di pane, ma mancano scorte di vestiario e calzature.
I prigionieri, controllati quotidianamente dal personale medico, sono suddivisi in scaglioni di cento uomini – definiti «centurie» – sotto la supervisione di un sottufficiale prigioniero e la guida tecnica del datore di lavoro. Le sentinelle sorvegliano l’intera area di impiego. Si lavora dalle 8 alle 15, con un’ora di pausa pranzo e una paga di 3 lire. Secondo gli osservatori neutrali, si tratta di un lavoro non gravoso e gradito ai prigionieri.
Con il passare dei mesi, Torviscosa diviene sovraffollato, gli impianti invecchiano e le scorte continuano a mancare. In particolare, i prigionieri sono costretti a lavorare al freddo e spesso sotto la pioggia senza calzature idonee e in divisa, della quale non hanno ricambi. Nella primavera-estate del 1943 si hanno anche problemi dovuti a infestazioni da parassiti.
I rapporti tra detentori e detenuti sono, tutto sommato, pacifici, fatta eccezione per l’interprete del campo, che verrà segnalato per violenze e offese ai danni dei soldati nemici. La disciplina è abbastanza rigorosa, e in particolare è osteggiata, ma con scarsi risultati, la borsa nera tra prigionieri e guardie. Barker scrive:
Il lavoro comporta inevitabilmente il contatto con la popolazione. È ciò che racconta un ex prigioniero di Torviscosa, scrivendo che «The few senorinas who went by were subjected to a barricade of remarks, from friendly and humorous to straight out suggestive. Their reply was often an invitation to escape» [SMTA, Andrew, digital page 54]. Nell’agosto del 1943 i carabinieri constatano che i civili forniscono ai prigionieri uova, vino e altri generi di conforto, e questo perché hanno ormai instaurato con loro rapporti più che informali, come prova addirittura una relazione sentimentale tra un sergente boero e una ragazza del posto, con il beneplacito della famiglia di lei. I carabinieri escludono «ogni forma di intelligenza a scopo spionistico», addebitando il tutto a «una corrente di simpatia» tra i due, ma il fascio triestino segnala con preoccupazione l’«eccessiva libertà» concessa ai prigionieri nei rapporti con i civili, il fiorente mercato nero tra le due parti e, soprattutto, il fatto che «tali relazioni, sia pure di semplice carattere economico, suscitano molti commenti e fanno chiaramente capire come la propaganda nemica usi tutti i mezzi per abbattere il morale delle nostre popolazioni in modo da far risaltare la ricchezza e la generosità dei nemici contro la nostra povertà». [ACS, MI, DGPS, A5G, II GM, b. 118, f. 59]. In realtà, questo tipo di relazioni, nate spontaneamente tra coetanei o colleghi di lavoro, rappresentano un’anticipazione – nonché la necessaria premessa – dell’incontro che avverrà tra prigionieri in fuga e civili dopo l’8 settembre. Un incontro che, per quanto riguarda Torviscosa, produrrà il salvataggio di molti di quegli ex nemici.
Sebbene si tratti di una detenzione apparentemente migliore, anche perché più attiva, anche a Torviscosa si verificano proteste e fughe. Nel maggio 1943 quattro prigionieri, due sudafricani e due irlandesi detenuti, si accordano con tre commilitoni che si occupano dell’immondizia, e grazie al loro aiuto, si nascondono sotto i sacchi della spazzatura. Questi ultimi, nel pomeriggio di una domenica, vengono depositati in un contenitore all’esterno del campo. I quattro fuggitivi restano alla macchia per ben sei giorni e sono ricatturati sul confine con la Iugoslavia, che erano quasi riusciti a varcare. Interrogati dai carabinieri a Gorizia e poi riportati al campo, sono duramente malmenati e posti in isolamento per trenta giorni. Anche i prigionieri che li hanno aiutati fanno la stessa fine. Nel dopoguerra, il comandante del campo, il colonnello Nunzio Nicita, viene processato e condannato a quattro mesi di prigione per i maltrattamenti ai quali ha sottoposto questi prigionieri.
Come si è accennato, Torviscosa è uno dei pochi campi dai quali riesce la grande fuga dell’8 settembre. Sebbene circa 300 prigionieri scelgano di restare al campo, ubbidendo allo Stay put order, gli altri, compresi quelli dei distaccamenti, si danno alla macchia. Molti verranno ricatturati, ma tanti riusciranno anche a raggiungere le formazioni partigiane iugoslave.
Il campo, dismesso, viene assegnato a sfollati e profughi, ma già nei primi mesi del 1945, nonostante l’area rientri nella zona di operazioni del Litorale Adriatico, è trasformato in un villaggio operaio – il Villaggio Roma – per la sistemazione degli operai della SNIA. Tale destinazione è rimasta la stessa fino alla fine degli anni Settanta del 900, quando le baracche del vecchio campo sono state demolite e sostituite da abitazioni residenziali, utilizzate come tali ancora oggi.
Fonti archivistiche
- Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Aeronautica, Gabinetto, b. 70, Verbali e Notiziari della Commissione Interministeriale per i Prigionieri di Guerra
- Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione Generale Pubblica Sicurezza, A5G, II GM, bb. 116, 117, 118 e 140, Verbali e Notiziari della Commissione Interministeriale per i Prigionieri di Guerra
- Archivio Centrale dello Stato, Onorcaduti, b. 1
- Archivio Ufficio Storico Stato Maggiore dell’Esercito, H8, b. 79
- Archivio Ufficio Storico Stato Maggiore dell’Esercito, L10, b. 32
- The National Archives, FO 916/370
- The National Archives, TS 26/152
- The National Archives, WO 224/140
- The National Archives, WO 310/160
- The National Archives, WO 311/345
- The National Archives, WO 361/1911
Bibliografia
- Absalom R., A Strange Alliance. Aspects of escape and survival in Italy 1943-45, Firenze, Olschki, 1991 trad. it. L’alleanza inattesa. Mondo contadino e prigionieri alleati in fuga in Italia (1943-1945), Bologna, Pendagron, 2011
- Antonel L., I silenzi della guerra. Prigionieri di guerra alleati e contadini nel Veneto orientale, 1943-1945, Portogruaro, Nuova dimensione-Ediciclo, 1995
- Barker A. J., Behind Barbed Wire, London, 1974
- Insolvibile I., I prigionieri alleati in Italia 1940-1943, tesi di dottorato, Dottorato in "Innovazione e Gestione delle Risorse Pubbliche", curriculum “Scienze Umane, Storiche e della Formazione”, Storia Contemporanea, Università degli Studi del Molise, anno accademico 2019-2020,
- Settimo M., Zuccolo L., Torviscosa. Città del Novecento, Torviscosa, Pro Torviscosa, 2019 consultabile alla pagina https://issuu.com/protorviscosa/docs/torviscosa_citt__del_novecento