John Richardson
(1913-1998)
4th Field Regiment, New Zealand Division
Allo scoppio della Seconda guerra mondiale Richard, figliastro del celebre feldmaresciallo Bernard Montgomery (“Monty”), ha 25 anni ed è in servizio come Capitano dei Royal Engineers in India. Nell’estate 1942 –in seguito alla nomina di Montgomery al comando dell’VIII Armata- viene assegnato al suo quartier generale come ufficiale di stato maggiore, con compiti di collegamento nel deserto occidentale: «Mi sentivo inesperto e inadeguato rispetto alla maggior parte del personale che era stato nel deserto per molti mesi».
Dopo che le forze alleate hanno finalmente raggiunto El Alamein, tra la fine di ottobre e gli inizi di novembre 1942, Montgomery invia Richard in ricognizione nella zona di Mersah Matruh, alla ricerca di una nuova posizione per il suo quartier generale.
Io e il tenente colonnello Hugh Mainwaring[1] partimmo in un’auto di servizio durante la notte tra il 6 e il 7 novembre per trovare un luogo adatto. Non eravamo in viaggio da molto quando cominciò a piovere forte e, senza saperlo, le divisioni corazzate si impantanarono nel fango del deserto a sud della strada su cui ci trovavamo. All’alba c’era poco da vedere o sentire. In effetti era tutto stranamente silenzioso. Stavo guidando e ho visto un camion con dentro degli uomini che a prima vista ho pensato potessero essere nostri prigionieri. Ma quell’impressione è cambiata rapidamente quando ci hanno puntato le armi contro e ci hanno gridato di fermarci e di scendere dall’auto con le mani alzate. Non c’erano molte opzioni. Eravamo caduti in un’imboscata ed è stato un momento davvero brutto, uno dei peggiori che io possa ricordare. Fummo messi nel retro di un camion aperto, con un grosso tenente tedesco in piedi di fronte a noi con una pistola in mano e fummo portati a grande velocità presso il quartier generale della Deutsche Afrika Korps.
Nel corso dei consueti interrogatori che fanno seguito alla cattura, nessuno scopre o sospetta il legame di Richard con “Monty”. Nei giorni a seguire i due ufficiali sono trasferiti a Tobruch e da lì, in aereo, raggiungono Brindisi. In treno, poi, sono inviati a Bari, presso il PG .75 di Torre Tresca dove, -in condizioni pessime: «A Bari abbiamo toccato il fondo»–, Richard rimane per circa tre settimane, fino al 30 novembre quando, insieme ad altri ufficiali, viene trasferito presso il PG.38 di Villa Ascensione (Poppi), dove rimane per circa sei mesi giudicando positivamente la nuova sistemazione: «sembrava il paradiso in confronto a Bari». La destinazione che lo attende a seguire è il PG. 49 di Fontanellato (Parma) dove la situazione è buona e ha la possibilità di praticare sport, passeggiare, frequentare corsi e spettacoli. È qui che lo raggiunge la notizia dell’armistizio, l’8 settembre 1943.
Tutti erano molto emozionati e si chiedevano cosa ci sarebbe successo. La mattina dopo, di buon’ora, il Senior British Officer, col. De Bugh, ci avvertì che dovevamo essere pronti a partire. Verso mezzogiorno si sparse la voce che un gruppo di tedeschi da Parma veniva nella nostra direzione. Il filo fu quindi tagliato dalle guardie italiane e noi marciammo in aperta campagna. Era una sensazione strana dopo essere stato rinchiuso per così tanto tempo.
Nei primi giorni che fanno seguito alla fuga, Richard decide di rimanere nelle vicinanze del campo, supponendo che i tedeschi avrebbero concentrato le loro ricerche in zone più lontane. Come lui, molti altri militari in fuga si nascondono in un canale di scolo ricoperto di vegetazione a tre chilometri di distanza, sentendo passare i mezzi nemici.
Quando la “caccia all’uomo” rallenta, Carver decide di muovere verso Sud con l’obiettivo di incontrare l’VIII Armata che risale la penisola. Assieme a lui il tenente colonnello Tony Macdonnell (soprannominato, The Dean, il decano) e altri dodici uomini. È lo stesso Richard, che ha una mappa e sa qualche parola di italiano, a dirigere la compagnia.
Dopo alcuni giorni di cammino, tuttavia, scoraggianti dalle cattive notizie circa l’avanza degli alleati e dalla consapevolezza che non sarebbero mai sopravvissuti senza l’aiuto degli italiani, decidono di dividersi in gruppi di due e tre con il proposito di camminare senza destare troppi sospetti e di aver maggiori possibilità di reperire cibo. Richard e Tony proseguono assieme, tra i due c’è una differenza d’età di vent’anni, (29 Richard, 49 Tony).
Per il cibo dovevamo affidarci del tutto alla gentilezza dei contadini, e se venivamo accettati in una cascina condividevano sempre con noi la cena. Di solito si trattava di minestrone e pane, occasionalmente accompagnati da polenta (budino di mais) e da un bicchiere di vino grezzo. Come verdure verdi avevano i peperoni, che mi disse un medico fornivano tutte le vitamine necessarie. Una donna, il cui figlio era un prigioniero di guerra in mano britannica, ci ha regalato due uova sode e un piccolo formaggio da portare con noi durante il viaggio, ma questa è stata una eccezione. Abbiamo mangiato carne solo una o due volte in tre mesi. A meno che non ci fosse paura per le voci di perquisizioni e arresti, i contadini erano quasi sempre gentili e ospitali. La nostra regola era quella di non rimanere più di una notte nello stesso posto.
Il 20 settembre, dodici giorni dopo la partenza da Fontanellato, i due raggiungono un piccolo paese nei pressi di Busana e si fermano a mangiare presso un’osteria dove improvvisamente irrompono i tedeschi. Riescono a fuggire, ma si rendono conto che i pericoli di muoversi tra villaggi sono sempre maggiori e decidono quindi di spostarsi più in alto, seguendo la dorsale appenninica. Nell’ultima settimana di settembre il tempo inizia a peggiorare. Attraversano la strada Bologna-Pistoia evitando per poco un convoglio di camion tedeschi.
Raggiungono vari monasteri: l’Eremo di Camaldoli, a est di Firenze, dove i monaci si dimostrano molto ospitali. Vi incontrano Dan Ranfurly, fuggito dal PG. 17 di Vincigliata con i generali Neame e O’Connor (non presenti al momento del loro arrivo); il Santuario della Verna, da cui osservano dall’alto il loro ex campo nei pressi di Poppi; il monastero di Fonte Avellana, sotto le imponenti alture del Monte Catria.
Dopo essere transitati da Colfiorito, in Umbria, si fermano a Castelluccio, località arroccata su una collina nel mezzo di un’ampia valle. Sul posto ci sono molti disertori jugoslavi e italiani, il che rende difficile trovare ospitalità. Camminano per alcuni giorni attraverso i boschi di castagni della zona. In una fattoria una donna consegna loro del lardo di maiale da portare via che avvolge nel manifesto che avrebbero dovuto affiggere in paese. Si tratta di un ordine firmato da Kesselring con un lungo elenco di reati e di sanzioni da infliggere -nella maggior parte dei casi la morte e l’incendio della casa- a chiunque avesse dato aiuto ai prigionieri britannici o americani: «Mentre leggevano la moglie del pastore si mise a ridere e finì di arrotolare il piccolo regalo. Rimasi sorpreso dal coraggio irremovibile di questa gente».
Giunti nei pressi del Gran Sasso, Richard inizia a notare come la coltre di neve sulla montagna aumenti di giorno in giorno. Il freddo e la malnutrizione cominciano a erodere le loro riserve di energia. Il fiume Pescara, che secondo gli italiani è attentamente sorvegliato dai tedeschi, sembra essere il prossimo grande ostacolo.
Nei pressi del paese di Villa Celiera, Carver incontra il Maggiore Gordon, sua vecchia conoscenza; questi è fuggito dal PG. 21 Chieti ed ha deciso di rimanere in zona, ospitato da una anziana donna. Gordon li informa che c’è la possibilità di prendere parte a un’operazione di salvataggio via mare organizzata dagli alleati, che avrebbe dovuto condurli fino al porto di Termoli, ormai liberato. Viene concordato che Tony prenderà parte alla prima missione in partenza, mentre Richard e Gordon vanno in giro alla ricerca di altri prigionieri. È sabato 30 ottobre 1943, i due compagni di viaggio si salutano dopo aver percorso oltre 400 miglia assieme[2].
Le pessime notizie che giungono dalla costa -i tedeschi hanno colpito il motoscafo e fatto un’incursione nella zona del porto- spingono Richard, nei giorni a seguire, ad abbandonare la via del mare e a decidere di proseguire a piedi il suo viaggio.
È ormai l’inizio di novembre e la neve scende sempre più in basso. Prima di rimettersi in cammino, incontra Jim Gill, un tenente sudafricano che decide di unirsi a lui. Partono alle 5 del mattino e alle prime luci dell’alba raggiungono la diga sul fiume Pescara, che riescono ad attraversare senza problemi. Stabiliscono poi di provare ad aggirare il fianco orientale dell’esercito tedesco sul fiume Sangro.
All’alba del 12 novembre raggiungono Roccascalegna. Qui incontrano Donato De Gregorio, «un uomo straordinario, che ha corso il rischio di ospitarci per le settimane a seguire». Donato, che vive a Napoli, ha in quei giorni raggiunto la fattoria dei suoi genitori per prendersi cura di loro. In base alle ultime notizie gli inglesi hanno liberato Atessa, distante solo 10 km. Il tempo, tuttavia, in quei giorni peggiora e la piena del fiume Sangro ritarda l’avanzata britannica a nord di più di due settimane.
Richard e Jim, decidono così di rimanere nascosti nella “grotta” -ossia una fessura tra due enormi massi-, nascosta tra dai cespugli dove si sentono abbastanza sicuri. Donato porta loro da mangiare.
I giorni trascorsi nella grotta furono molto lunghi e tetri, resi sopportabili solo dalla speranza che forse l’indomani i tedeschi si sarebbero ritirati e noi saremmo riusciti a raggiungere le nostre linee. Non c’era molto spazio per muoversi e passavamo la maggior parte del tempo sdraiati. Lavarsi era difficile e inevitabilmente si prendevano i pidocchi. L’unico libro inglese che avevamo era il mio Nuovo Testamento. Donato ci ha prestato alcuni libri italiani che ho provato a leggere, ma senza dizionario ne perdevo molto il senso. Abbiamo fatto vari giochi di parole e io ho preparato un cruciverba.
Il 26 novembre a seguito di alcune esplosioni vengono a sapere che i tedeschi hanno evacuato Roccascalegna e fatto saltare la strada che porta a nord.
La mattina del 3 dicembre 1943, Richard, accompagnato da Donato (Jim è partito da solo), decide di raggiungere Atessa: l’ostacolo principale è il fiume Sangro, ancora in piena. I tedeschi hanno distrutto tutti i ponti, ma riescono a trovare i binari di un ponte ferroviario ancora intatti, sospesi su pezzi di ferro attorcigliati tra i pilastri di cemento frantumati. L’unica soluzione è quella di strisciare sulle rotaie sospese sul fiume.
È metà pomeriggio quando entrano nel quartier generale americano alla periferia di Atessa.
Quando ho realizzato che ero effettivamente presso le linee alleate, mi sono sentito veramente grato a Dio per avermi portato sano e salvo fino a qui. Sono state complessivamente 500 miglia di terreno accidentato. Il nostro motto era “Piano, Piano, ma Sicuro, Sicuro” (“Lento ma sicuro”) e aveva dato i suoi frutti.
Quando Richard, alcune ventiquattro ore più tardi, viene condotto da “Monty”, presso il quartier generale di stanza a Paglieta, questi lo saluta esclamando: «Dove diavolo sei stato?» «Era ovviamente felice di vedermi, ma voleva sapere perché avevo impiegato così tanto tempo (!)».
Campi legati a questa storia
Bibliografia/Fonti
R. Carver, Behind the lines in Italy. A Personal Account of my time as a Prisoner of War in 1942/3, [s.d], https://archives.msmtrust.org.uk/pow-index/carver-richard/
R. Carver, Dove diavolo sei stato? Il generale Montgomery, l’Italia e la storia incredibile di un uomo in fuga, Ianieri Editore, Pescara, 2012. Ed. orig. T. Carver, Where hell have you been? Monty, Italy and One Man’s incredible Escape, Short Books, London, 2009.
M. Minardi, L’orizzonte del campo prigionia e fuga dal campo PG49 di Fontanellato 1943-45, Fidenza, Mattioli 1885, 2015
Note:
[1] La storia del colonnello Hugh Mainwairing in “Alleati in Italia” https://www.alleatiinitalia.it/storie/hugh-mainwaring/
[2] Il colonnello Tony Macdonnell riesce effettivamente a raggiungere Termoli via mare il 7 novembre 1943. La missione che deve metterlo in salvo, di fatto, fallisce. Lui ed altri prigionieri riescono a realizzare la traversata con la barca di un pescatore italiano.